Si riduce ancora la stima degli adeguamenti dell'età pensionabile nei prossimi decenni. Lo certifica l'ultimo scenario demografico Istat (anno 2018) recepito nel 21^ rapporto della Ragioneria generale dello Stato sull'andamento della spesa pensionistica. Il trend, che ormai prosegue da alcuni anni, è legato alla revisione al ribasso della speranza di vita media degli individui rilevata ogni anno dall'ISTAT. Dal 2013, infatti, i requisiti pensionistici nel sistema pubblico obbligatorio sono stati agganciati all'andamento della speranza di vita ISTAT ed hanno già fatto salire l'età pensionabile di un anno (da 66 a 67 anni) in tre adeguamenti triennali (nel 2013 di 3 mesi; nel 2016 di altri 4 mesi; nel 2019 di altri 5 mesi). I prossimi adeguamenti saranno biennali, scatteranno cioè ogni due anni (2021, 2023, 2025 e così via), ma quello del 2021 non ci sarà perchè è stata già certificata dall'ISTAT una variazione nulla della speranza di vita nell'ultimo intervallo temporale di riferimento. Negli ultimi anni il legislatore è comunque intervenuto per sospendere e/o rivedere il meccanismo di adeguamento con la conseguenza di aver creato un meccanismo ormai abbastanza complesso ed eterogeneo. In definitiva l'ultimo scenario demografico mostra una crescita di 3 mesi per ciascuno dei due bienni successivi al 31 dicembre 2022 che si riduce a due mesi per ogni biennio successivo al 31 dicembre 2026 sino al 31 dicembre 2054. Ciò significa che l'età di vecchiaia dal 1° gennaio 2023 riprenderà a salire a 67 anni e 3 mesi per passare a 67 anni e 6 mesi dal 1° gennaio 2025, a 67 anni e 8 mesi dal 1° gennaio 2027 e così via raggiungendo i 68 anni a partire dal 1° gennaio 2031 e i 69 anni nel 2043 (nello scenario demografico precedente l'innalzamento era leggermente più intenso con la soglia di 68 anni raggiuntà già nel 2029). Gli addetti ai lavori gravosi con almeno 30 anni di contributi che hanno acquisito uno sconto strutturale di cinque mesi sull'età pensionabile (dovuto alla sospensione dell'adeguamento scattato nel 2019) mantengono a regime una riduzione di cinque mesi rispetto ai requisiti appena indicati. Per quanto riguarda la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, 41 anni e 10 mesi le donne e 41 anni di contributi per i cd. precoci) e per le "quote" degli addetti ai lavori usuranti occorre ricordare che gli adeguamenti sono stati sospesi per via legislativa sino al 31 dicembre 2026. Gli adeguamenti riprenderanno, pertanto, dal 1° gennaio 2027 con un innalzamento di due mesi per poi proseguire. |